Primavera 1942 (Archivio Primavalle in Rete).
Una rara immagine di guerra nei pressi del quartiere. Una batteria contraerea della primavera 1942.
A completamento altre due interessanti foto. La prima ritrae il luogo della batteria contraerea da altra prospettiva: grazie a Luigi Ciani e a Cristiano Bollita Calcioli siamo riusciti a stabilire dove fosse tale postazione cioé sul prato poco oltre il Forte Braschi, all’altezza del Cristo Re, dove oggi sono i ruderi di alcuni casali Sacchetti (uno appare nelle foto già pubblicate).
Tale batteria fu approntata da subito, con l’entrata in guerra dell’Italia (10 giugno 1940) tanto che, ricorda Ciani e precisa Calcioli, essa si mise in azione lo stesso giorno contro aerei francesi che sorvolavano Roma rilasciando manifestini di propaganda. Calcioli scrive: “15-16 giugno 1940: un Farman 2234-02 dell’Aviazione Navale Francese, denominato ‘Jules Verne’, decollato da Bordeaux lancia 4 sacchi di manifestini ‘Il Duce ha voluto la guerra?'”.
La penultima e ultima foto sono ancora più interessanti poiché mostrano, in prossimità di tale batteria, un piccolo monumento eretto in memoria del diciannovenne mitragliere Arturo Galluppi, camicia nera caduta sul fronte greco il 7 aprile 1941. Tale ricordo, molto semplice, fu, quindi, costruito tra il 7 aprile 1941, giorno della morte del Galluppi, e la primavera del 1942 quando venne scattata la foto. Le parole dipinte sul minuscolo cenotafio coincidono con quelle della motivazione del conferimento della medaglia d’oro al valore (riprodotte nella cartolina):”Giovanissimo figlio del popolo, si arruolava, superando ogni difficoltà, in un reparto camicie nere d’assalto. Primo porta munizioni di una squadra mitraglieri, si prodigava oltre ogni limite, con magnifico sprezzo del pericolo, per alimentare la propria arma, durante aspra lotta per la difesa di una importante posizione e sotto violento fuoco nemico. Caduto il porta arma tiratore, lo sostituiva di propria iniziativa e calmo e sereno, falciava con fuoco micidiale l’avversario incalzante, superiore per numero e per mezzi. Ferito da una scheggia di bomba, rifiutava ogni soccorso e rimaneva ferito al suo posto di combattimento. Esaurite le munizioni, piuttosto che sfuggire all’accerchiamento del nemico che ormai cingeva da presso la posizione, continuava ad animare con l’esempio e con le parole i pochi legionari superstiti, difendendosi imperterrito con bombe e pugnale. Più volte colpito, cadeva morente e, in supremo anelito, si avvolgeva al polso un drappo nero recante il motto: La mitragliatrice non la lascio, preferisco morire. Raggiunta l’arma, vi cadeva sopra abbracciandola e stringendo in pugno l’ultima bomba che la morte gli aveva impedito di lanciare contro il nemico”. Caposaldino – Kungullit (Fronte greco), 7 aprile 1941
Di tale monumento-memoria (come del ricordo di Galluppi) non resta, ovviamente, nulla.





Del cenotafio non resta proprio nulla? Nemmeno il basamento?
Sarebbe interessante proporre – magari attraverso un comitato di quartiere – una sua ricostruzione, per esempio con la funzione di fontanella pubblica (le due ali laterali si presterebbero ottimamente). Con la pubblica utilità si aiuterebbe così anche a mantenere un pezzetto di memoria di un abitante del nostro quartiere.
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Nulla. Doveva trovarsi poco dopo il Forte Braschi
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