I cinque nomi di Monte Mario. Il Clivus Cinnae

Cinque sono i nomi principali con cui si chiamò, o si credette di chiamare, a torto o a ragione, Monte Mario; la vetta più alta di Roma: dove, per intendersi, una volta era lo Zodiaco, ora ridotto a discarica; e dove ancora mal resistono l’osservatorio astronomico e la torretta-meridiano.

Questi i nomi attribuiti o attribuibili:

MONS VATICANUS (età repubblicana-imperiale);
CLIVUS CINNAE (I secolo a.C.);
MONS GAUDII e MONTEMALO (denominazioni pienamente medioevali)
MONS MARII o MONS MARI da cui, forse, Monte Mario (dal XV secolo in avanti).

Ci occuperemo, per adesso, del Clivus Cinnae (salita di Cinna).

CLIVUS CINNAE. La denominazione fa riferimento a Lucio Cornelio Cinna (console dall’87 all’84 a.C., anno della morte), luogotenente di Gaio Mario durante la guerra civile contro Lucio Cornelio Silla e, poi, alla morte di Mario, nell’86 a.C., incontrastato padrone della città. La prova che Cinna fosse accampato sul Monte Mario, tanto da donargli il nome, sta in un’epigrafe rinvenuta nel 1554 presso la vigna di D. Vincenzo Maccarani o Macarani. L’epigrafe è perduta, ma ne esiste la trascrizione del filologo Jan Gruter (1560-1627) pubblicata nel 1602. Come si nota, essa risulta lunga e assai complessa poiché riguarda una donazione; a noi, tuttavia, interessano solo le prime righe:

Monumentum quot est via Triumphale
inter miliarium secundum et tertium
euntibus ab urbe parte laeva, in clivo
Cinnae …

Monumento che è presso la via Trionfale
fra il secondo e il terzo miglio
uscendo dalla città sulla parte sinistra,
nel clivo di Cinna …

Dove si trovava questo monumentum (sepolcro o tempio?) e, quindi, il clivo di Cinna?

La via più facile, anche se non necessariamente risolutiva, è quella di individuare la vigna in cui fu ritrovata l’epigrafe. La famiglia Maccarani aveva proprietà presso la porta Ostiense e sull’Aventino: esisteva questa ulteriore vigna sul Monte Mario? Probabilmente sì, ma è difficile collocarla sul territorio.

Abbiamo, però, un’altra indicazione.

Nella parte restante dell’epigrafe, infatti, si ritrovano i nomi degli imperatori Volusiano e Gallo (Volusiano associò il figlio Gallo nella gestione del potere): essa, quindi, è databile sicuramente fra il 251 e il 253 d.C.
A quel tempo le mura aureliane non erano state ancora costruite (lo saranno fra il 270 e il 275 d.C.). Per individuare, quindi, il luogo del monumentum e del clivus Cinnae, fra il secondo e il terzo miglio della via Trionfale (fra i 3 e i 4,5 chilometri da Roma), occorre riferirsi alle mura precedenti a quelle aureliane e, in particolare, alla porta che vi si apriva, la Carmentalis.
La porta Carmentalis, così detta per il vicino tempio della dea Carmenta, secondo l’archeologo Filippo Coarelli s’identificava con la porta Triumphalis. La questione dell’identificazione è dibattuta e difficile da risolvere: in tale sede ci interessa, però, solo la miliazione da tale porta cioè stabilire da qui il conteggio delle miglia sulla via Trionfale.

Nell’immagine sottostante (in rosso il perimetro delle mura) vediamo come, partendo dalla porta Carmentalis, davanti all’isola Tiberina, si arrivi al secondo miglio poco prima dell’attuale piazza Risorgimento (al’altezza del colonnato vaticano si trovava la necropoli della via Trionfale) e al terzo miglio poco dopo via Platone, quando la strada inizia la sua salita. Sappiamo dall’epigrafe, però, che il clivus o la salita di Cinna non s’identificava con la Trionfale stessa, ma si trovava alla sua sinistra (“parte laeva”), uscendo dalla città (“euntibus ab urbe”): l’unico punto che gode di tali caratteristiche è proprio via Platone che dalla Trionfale sale verso il belvedere di piazzale Socrate e, da lì, attraverso via Fedro e via Alberto Cadlolo, ascende al Monte Mario.

Dalle fonti esaminate si ricava che Gaio Mario, coadiuvato dalle truppe di Lucio Cornelio Cinna, Gaio Papirio Carbone e Quinto Sertorio, assediò Roma da vari punti. Mario occupò il litorale saccheggiando Ostia e tagliando i rifornimenti alla città; Sertorio s’attestò sulla parte sinistra del Tevere, davanti alle mura; Cinna e Carbone sulla riva destra, nei pressi del Gianicolo. Tale disposizione può ben adattarsi a quanto sopra detto: Cinna avrebbe disposto i soldati nella pianura avanti la città (dove sono, appunto, Prati e il Vaticano) mentre il suo quartier generale avrebbe potuto trovarsi in un luogo più elevato (via Platone, o piazzale Socrate) in modo da dominare strategicamente il campo di battaglia; ma non troppo lontano da non poter intervenire tempestivamente (è improbabile, perciò, un acquartieramento sul Monte Mario vero e proprio).

A questo punto dobbiamo chiederci: il clivus Cinnae si identificava davvero con Monte Mario? La risposta è negativa. Per il motivo prima espresso. E per uno ancor più valido: la differenza tra clivus e mons. Una differenza palpabile, a esempio, nelle denominazioni Clivus Capitolinus e Mons Capitolinus: il Clivus Capitolinus era nient’altro che il clivus o la salita tramite cui si accedeva al Campidoglio vero e proprio cioè il Mons Capitolinus (tale clivo partiva dai Fori Imperiali).

Tra Clivus Cinnae e Monte Mario esiste quindi una differenza strutturale difficilmente superabile tanto da escludere l’identificazione piena.

(g.c.)

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