L’acquedotto del primo imperatore: Ottaviano Augusto, figlio di Cesare

Ricordiamo che il nostro territorio, dal Gianicolo a Primavalle sino a Casalotti e Tragliata è “trans Tiberim” cioè oltre il Tevere: più precisamente esso riposa sulla riva destra del Fiume (mentre la Roma antica più conosciuta e nota, quella imperiale, quella del Colosseo e dei Fori per intenderci, di cui amano occuparsi gli archeologi e Alberto Angela, sorge sulla riva sinistra).
Ciò non toglie che la nostra riva destra sia altrettanto interessante. Anzitutto è più antica, rilevandosi in essa le tracce della civiltà più decisiva per il Centro Italia: gli Etruschi. E poi riserva delle sorprese, come i due acquedotti (il Traiano e l’Alsietino). Qualcuno di noi ha imparato a riconoscere l’Aqua Traiana cioè l’Acquedotto Traiano Paolo (costruito nel 109 d.c.) che, dopo aver raccolto le acque del lago di Bracciano, scorre lungo la Trionfale, quindi piega alla Pineta Sacchetti per dirigersi a piazza Irnerio e poi a piazza di Villa Carpegna. Qui l’Acquedotto traianeo si “sdoppia”: una parte corre verso il Vaticano lungo l’Aurelia Nova; l’altra rimane parallela o quasi all’Aurelia Antica sino a San Pancrazio.Più misterioso è l’Acquedotto Alsietino (2 a. C.), fatto costruire dal primo imperatore di Roma, Ottaviano Augusto, figlio adottivo di Giulio Cesare, per rifornire la propria naumachia che si trovava presso l’attuale piazza San Cosimato a Trastevere (la naumachia era una sorta di grande piscina in cui venivano allestiti spettacoli navali di guerra).
L’Alsietino captava le acque di un altro lago della zona braccianese, il lago di Martignano (lacus Alsietinus). Poiché le acque martignanesi erano tutt’altro che salubri, esse vennero destinate alla naumachia imperiale nonché all’irrigazione dei fondi privati e degli Orti di Cesare (nemus Caesarum) nei pressi del colle gianicolense (orti che Giulio Cesare nel testamento volle che fossero resi pubblici). Sembra probabile, inoltre, che scendendo dal Gianicolo a Trastevere, l’acquedotto azionasse una serie di mulini utilizzati per la macinazione del grano (dell’acquedotto Alsietino e dei mulini se ne parla diffusamente nel nostro libro La storia di Primavalle). L’irrigazione degli orti cesariani e dei campi privati era severamente regolata.Una bellissima testimonianza della stringente amministrazione romana delle risorse idriche è rappresentata dall’originale iscrizione augustea che si trova nei pressi di Galeria, lungo il crinale che parte da Osteria Nuova ed è attraversato proprio dall’acquedotto (proveniente da Martignano). I membri dell’associazione “Cornelia Antiqua”, che indaga sistematicamente tutta la zona nei dintorni dell’antichissima via Cornelia (antesignana della Boccea), l’hanno ritrovata e fotografata per noi.

Imp(erator) Caesar Divi f(ilius)/Augustus/[P]ontifex Max(imus)/[for]mam mentis attrib(uit)/[e r]ivo aquae Augustae/ [q]uae pervenit in/nemus Caesarum/[et] ex eo rivalibus qui/[ad b]uccinam accipieb(ant)/[perennem dandam curavit]“.

Qui una traduzione di Emilio Rodriguez-Almeida:

L’imperatore Cesare figlio dei divo Giulio, Augusto, Pontefice Massimo, ha costruito il nuovo canale per gli sbocchi dal rivo dell’Acqua Augusta che arriva a Roma fino al Nemus Caesarum disponendo così l’elargizione continua in favore dei possessori rivieraschi che prima la ricevevano solo in certi giorni al suono della tromba“.

Una caratteristica dell’Acquedotto Alsietino è la difficoltà nello stabilirne con certezza il tracciato poiché esso scorre quasi interamente sottoterra.
Ma qui c’è una sorpresa.
Proprio l’associazione “Cornelia Antiqua”, che collabora con “Primavalle in Rete”, pare abbia ritrovato uno degli accessi sotterranei all’acquedotto, nei pressi di via Boccea. Fra qualche settimana verrà esplorato e allora vi diremo.

(g.c.)

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